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martedì 5 febbraio 2013

THE VAMPIRE DIARIES INTERVISTA A JULIE PLEC


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Non è la solita intervista a Julie.

Julie Plec, 40 anni, parla di lei come produttrice e sceneggiatrice per The Vampire Diaries, di come sia arrivata all’apice del successo partendo dalla sua passione per la TV, in un’intervista esclusiva per EW.

La prima volta che ti sei trasferita a Los Angeles, che cosa hai deciso di fare?
Mi imbarazzo spesso quando dico queste cose, perchè trovo che sia terribilmente superficiale. Vorrei poter dire, “Oh, dopo aver letto Shakespeare, ho voluto ardentemente diventare una sceneggiatrice”. No. Io volevo lavorare ad Hollywood. Ero affascinata da essa. Leggo Premiere magazine, Movieline magazine e Us, da molto prima che diventasse una rivista settimanale. Ho letto Tiger Beat and Bop quando avevo 9, 10, 11 anni. Ho amato i film. Ho visto E.T. sette volte, ero solita urlare alle persone che mi chiamavano mentre guardavo L.A. Law perchè avrebbero dovuto immaginarselo. Così mi sono innamorata del business ad Hollywood. E mi sono detta, “Beh, io vado. Vado a fare qualcosa”. E ciò che è divertente è che mi stavo specializzando alla Northwestern, ed ho lasciato tutto a metà perchè ho pensato “Bene, non voglio fare la regista, e non so scrivere, i produttori sono solo interessati ai soldi, quindi non so che diavolo farò”. Ho finito col fare una specializzazione interdisciplinare dove ho fatto un sacco di teatro, comunicazione e qualche film. Ho imparato molto su chi fossi, e su come essere un buon lavoratore, e un grande lavoratore artistico, facendo teatro studentesco. Ero un direttore di scena, ero un assistente direttore di scena, ero parte della crew. Ho fatto probabilmente 25 spettacoli alla Northwestern, tutti musical ovviamente. [Ride]

Il tuo secondo lavoro è stato come assistente dell’agente Susan Smith.

Un mentore mio amico mi diede un consiglio. Disse: “Quando sei là per un colloquio per un posto di lavoro, non importa cosa vuoi fare, dì loro che vuoi fare quello che vogliono”. Così ho fatto il colloquio, e lei disse “Che vuoi fare della tua carriera?”. E io ho risposto, molto tranquillamente, “Voglio fare l’agente”. Così tre mesi dopo, mi hanno offerto un altro lavoro, e l’ho lasciata. Era così dolce con me. Mi sentivo uno schifo, ma vi dico, è ancora il miglior consiglio che io abbia mai ricevuto. Dico sempre due cose alle persone che arrivano ad Hollywood, dando loro dei consigli 1) Ripeto loro il consiglio che mi diedero 2) Se avete l’opportunità di lavorare per un’ agenzia all’inizio della carriera, è la cosa più intelligente che potete fare, perchè è l’unico posto dove potete avere accesso a tutte le informazioni nel mondo, e non puoi apprenderle in nessun’altro modo.

Sei stata contatta dalla tua amica Lisa Harrison, che era stata promossa alla Wes Craven’s e aveva bisogno che qualcuno la rimpiazzasse (Harrison in seguito è diventata l’agente della Plec). Ecco come tu e Kevin Williamson vi siete conosciuti. Ma come avete legato?
Scream fu la prima cosa che avesse mai scritto e fatto, ed ero ad Hollywood da meno di due anni. Eravamo come due bambini in un negozio di caramelle. E’ stato questo, insieme al fatto che l’ultimo mese del film fu girato di notte, quindi c’era molto lavoro, che significava che non dovevo fare nulla. Il mio lavoro consisteva nello stare seduta li ed accertarmi che Wes fosse felice, ma Wes solitamente è felice tutto il tempo e quindi non aveva bisogno di me. [Ride] Così Kevin ed io sedevamo nella sua auto noleggiata e accendevamo il riscaldamento, perchè faceva un freddo pazzesco, e ci piaceva trovare una stazione radio di vecchie canzoni, che inevitabilmente era genere country, e cantavamo le canzoni di Kenny Rogers insieme. E poi cantavamo l’uno all’altra le canzoni dei musical di Broadway. Era come se questo dovesse accadere. E poi una notte mi disse “Hey, sai, sto scrivendo questo episodio pilota. Mi piacerebbe che gli dessi un’occhiata. Riguarda la mia vita e di come sono cresciuto nel North Carolina su un lago”. Diciamo che la nostra collaborazione creativa è nata dentro quella macchina, su quel set.

Quando è diventato “superfamoso”, mi chiese di lavorare con lui come partner esecutivo e produttivo. E l’ho fatto. Uno dei miei primi lavori è stato quello di sedermi sul set della seconda stagione di Dawson’s Creek, perchè Kevin stava dirigendo il suo primo film [Teaching Mrs. Tingle]. Voleva che io andassi là e che tutto stesse seguendo lo spirito di quello che lui avrebbe voluto, perchè lo conoscevo bene. E mi sono follemente e profondamente innamorata di Dawson’s Creek e praticamente ho passato la parte migliore di quell’anno in realtà lavorando allo show, e quando Kevin finì il suo film, lavorando con lui. E fui così in grado di presentargli il mio amico del college Greg Berlanti, proprio prima che la stagione iniziasse, e Kevin assunse Greg come uno degli autori dello show. Noi tre eravamo questa sorta di oberato, esausto, stressato e altamente disfunzionale trio che si muoveva in un modo e nell’altro lungo la seconda stagione. Non scrivevo all’epoca, ma aiutavo. Contribuivo a creare le scene, perchè eravamo sempre indietro ed indaffarati. Questo è stato il mio primo approccio alla scrittura. E non avrei mai pensato di essere un’autrice, mai. Sono sempre stata quella che aiutava gli scrittori. Io ero la musa, quella che aveva la forza di sedersi in una stanza con loro fino alle quattro del mattino e ad aiutarli a ricominciare con una storia. Ho pensato che sarebbe per sempre stato il mio lavoro, cioè il produttore. E poi una lunga serie di cambiamenti tra quel momento e Kyle XY [della ABC Family's], ma in fondo, stavo producendo quello show, e perdemmo la nostra unica scrittore femmina, Liz Tigelaar, che aveva lavorato, davvero divertente, alla post produzione della seconda stagione di Dawson’s Creek e che mandava i tagli a casa mia alle 10 di sera. David Himelfarb, che era il produttore esecutivo per Kyle XY, mi guardò e disse, “Credo che tu conosca lo show come nessun’altro, perchè non scrivi un copione?”. Ed è stato davvero facile. Mi chiesero di farne un altro, e un altro ancora.

Quando hai capito che la TV era la tua casa e non il cinema?

Ho avuto un momento, e questo fu prima che capii di essere una scrittrice, quando presi il mio videoregistratore, e stavo guardando religiosamente Buffy, Angel, Once and Again, Ally McBeal, The Practice e The West Wing e realizzai che non guardavo un film da almeno sei mesi, ma che ogni sera guardavo uno, due, a volte tre show carichi di emozioni ogni settimana. E se c’è un episodio brutto del tuo programma preferito, sai che forse la prossima settimana andrà meglio. Ed ho avuto questa sorta di epifania come fan, e come qualcuno che ama raccontare storie di altre persone, che davvero la televisione era il luogo in cui avrei dovuto lavorare. Do la colpa a David E. Kelley and Joss Whedon. [Ride]

C’è mai stato un momento in cui avresti voluto mollare?

Per una che è stata così benedetta, nutrita e coccolata come me così bene dalle persone, ho avuto un momento no. Stavo festeggiando 30 anni con Greg – io e lui siamo nati a due giorni di distanza – e c’era una grande festa per i nostri trenta e per il fatto che lui stava iniziando sia Dawson’s Creek che Everwood. E avevo appena scoperto quella settimana che mi ero fatta un grande nemico molto importante che aveva praticamente detto che non sarei stata la benvenuta a lavorare con loro, vicino a loro o intorno a loro. E questa persona era abbastanza importante da colpire il mio cuore molto duramente, e questo mi fece fare un passo indietro, personalmente, emotivamente e professionalmente per un paio di anni buoni. E non ho dovuto lavorare tanto con quella persona, ma con me stessa, perchè mi ero sentita come se non potessi più fidarmi di me stessa. Quando tutto fu sistemato, fu una vera lezione a livello professionale e una lezione di vita molto preziosa, ma ci sono voluti molto anni per ricostruire una vera fiducia ed essere a mio agio con la mia personalità, con la mia etica di lavoro, con la mia passione, con la mia creatività e con me stessa.

Se tu avessi una macchina del tempo, che cosa faresti di diverso?

Ho sviluppato una consapevolezza patologica dopo 17 anni in questo settore, quindi raramente mi sorprende ricevere una critica, una cattiva notizia o una nota. Ho pensato di solito ad ogni singolo scenario. Ma all’inizio della mia carriera, ero meno consapevole di me e non pensavo alle conseguenze delle cose che dicevo, come lo dicevo, a chi lo dicevo. Nella mia mente mi muovevo con passione ed entusiasmo. Ma alla fine dei conti, era un qualcosa di impolitico ed un po’ ingenuo. Così, mentre nessuno dovrebbe avere dei piani, perchè porta via la spontaneità e la sincerità, c’è una confine che si dovrebbe imparare da giovani [Ride] perchè potrebbe arrivare un bel calcio nel sedere se non sei consapevole che quel confine esiste.

Da dove trai ispirazione oggi?

Dai libri e dagli spettacoli televisivi di altre persone. Leggo molto. In vacanza cerco di leggere almeno uno o due libri al giorno perchè quando leggi le parole delle altre persone, si risveglia e prende energia il tuo cervello. Il tuo cervello può diventare davvero stantio quando sei l’unica persona che se ne esce fuori con delle idee o parli solo con te stesso. Questo è molto importante per me, occupare costantemente la mia mente con la narrazione di altri. E poi l’altra cosa è che io sono una persona che ama molto stare in mezzo alla gente. Mi piace sedere a bere vino e cenare e chiaccherare per cinque ore. Ascoltando le storie delle altre persone e cercando di capire cosa gli fa fare quello che fanno e dire quello che dicono, posso poi usare il tutto per creare i miei personaggi. Poi mi sento come se avessi un contesto per il comportamento umano come risultato di avere interesse di stare a contatto con le persone.

Scrivi le tue idee su un diario?

E’ tutto archiviato nella mia testa. La chiamo il mio diario insonnia. Quando attraverso un periodo molto difficile per addormentarmi, solitamente quando sono stressata per una scadenza o cose personali, scorro le pagine del diario e penso, “Oh Dio, ricordi quell’idea che ebbi cinque anni fa? Cosa avrei potuto fare con quella storia?”, e il solo fatto di cercare di iniziare e creare una nuova storia mi fa addormentare subito. [Ride] Quindi non si sviluppa mai in qualcosa di brillante, ma è un buon modo per prendere sonno.

A chi ti rivolgi quando sei in una fase di difficoltà creativa?
Ho quelle che chiamo le mie Cosmo Girls, che sono Liz Tigelaar e Marguerite MacIntyre, che interpreta lo Sceriffo Forbes in The Vampire Diaries ed è stata anche in Kyle XY e che è anche un’eccezionale scrittrice. Lei è la nostra arma segreta. Liz ed io, ognuna lottando per la propria storia o semplicemente alle prese con frustrazioni per la trama o creative, ne parliamo e, inevitabilmente, Marguerite sarà quella che troverà una soluzione. [Ride] Quindi lei potrebbe essere una musa vivente. La cosa che mi piaceva fare con Liz quando lavorò per un po’ a Melrose Place, è stato di mandar giù le sue idee a cena. Perchè ero così felice di pensare a qualcosa di diverso dai copioni di The Vampire Diaries, coi quali eravamo molto indietro in quel momento.

Chi pensi che sia la donna più intelligente a far TV in questo momento?

Non c’è dubbio, Shonda Rhimes. Ho adorato Grey’s Anatomy fin dall’inizio, ma Scandal mi fa impazzire. E’ una delle storie più emozionanti. Penso che i suoi show siano fatti impeccabilmente. Il valore della produzione è magnifico. Amo la cinematografia di Scandal, la musica. E lei non ha paura della velocità, che può spaventare un sacco di gente, “Oh, parlano troppo velocemente”. LO AMO. Amo l’energia in quello show, è scoppiettante. Queste sono tutte decisioni che lei prende e detta. Lei è sicuramente fonte d’ispirazione, di sicuro. Anche se uno dei miei obiettivi nella vita è quello di farmi seguire da lei su Twitter. Non mi segue, e mi fa sentire molto infelice e insicura ogni giorno [Ride].

Prima della seconda stagione di The Vampire Diaries, tu e Kevin ed io avevamo parlato del ritmo nel vostro show. Ogni episodio si sente come un grande episodio. Qual’è il vostro segreto?

Cerchiamo di dividere la stagione in una serie di capitoli, quindi quattro volte in un anno, fondamentalmente, hai un finale di stagione, e quattro volte l’anno hai una premiere. Poi c’è sempre qualcosa di grande che manda avanti la storia, e se a qualcuno non piace qualcosa, c’è una buona probabilità che cambieremo di lì ad un mese. Così il pubblico fa domande, mantiene la storia stessa rivitalizzata e rende infinitamente più facile ripartire con una stagione se non guardi ad una grande, scoraggiante montagna di 22 episodi. Guardi ad una serie di piccole montagne.

Stai utilizzando un episodio di aprile di The Vampire Diaries per aprire le porte ad uno spinoff incentrato sugli Originali. Avete un grande piano per The Vampire Diaries, quante stagioni avrà e come andrà a finire?

Kevin ed io, all’inizio della seconda stagione, infatti, eravamo seduti in un centro commerciale in Atlanta e stavamo bevendo una Diet Coke, mancando una scadenza, e scrivendo in una zona pubblica perchè c’era la connessione Internet, e siamo giunti con il nostro modo di vedere ad una conclusione di quella che per noi sarà la fine della serie. Credo che la domanda in uno show come The Vampire Diaries sia come il viaggio di Damon, Elena e Stefan possa avere fine. Sappiamo come vogliamo che Elena concluda il suo viaggio sia per quanto riguarda il suo personaggio e sia per quanto riguarda la relazione con i due fratelli, e come vogliamo che il rapporto tra i due fratelli finisca. Questo potrebbe avvenire al sesto anno, se [gli attori] si decide che siamo pronti a procedere, o potrebbe accadere tra 10 anni, non si sa mai.

CW ha appena ordinato anche un pilot dello show che stai sviluppando con Greg, un adattamento della serie britannica sci-fi anni settanta The Tomorrow People. Come ci siete arrivati?

Lui ed io lo vedevamo su Nickelodeon quando eravamo bambini, perchè lo mandavano in onda prima di You Can’t Do That on Television. [Ride]E non ho mai trovato un’ altra persona che ne avesse sentito parlare, eccetto Greg al college una volta, quindi eravamo anime gemelle sin dall’inizio. Mi chiamò e mi disse, “Ti ricordi quello show di cui abbiamo parlato per tanto tempo e di come nessun altro lo avesse mai visto, ma avevamo sempre detto che volevamo farne uno show televisivo?”, ed io “Certo”, e lui “Mi hanno appena dato i diritti, e tu ne sei una produttrice ora”. E dissi, “Bene, questo è il lavoro più semplice che io abbia mai avuto nella mia vita, quindi grazie infinite”. E’ meraviglioso.


FONTE-->http://www.vampirediaries-love.net/2013/02/super-intervista-a-julie-plec-per-ew/

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