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lunedì 31 gennaio 2011

I Gatti e gli Egizi.


Gli Antichi Egizi, molto probabilmente, iniziarono ad addomesticare i gatti selvatici africani (considerati i progenitori dei nostri attuali gatti) per la loro utilità nella caccia ai topi, in quanto il numero dei roditori era notevolmente aumentato con l'avvento dell'agricoltura e dell'uso di raccogliere e immagazzinare il grano.
Il gatto venne ritenuto dagli Antichi Egizi animale sacro e divino. Il gatto era sacro al Sole e a Osiride mentre la gatta alla Luna e a Iside. Gli Egizi veneravano Bastet, una divinità con corpo di donna e testa di gatta. Bastet era figlia di Iside e sorella di Horus. Era una dea molto potente collegata a Ra ed era simbolo della vita, della fecondità e della maturità. Nella città di Bubastis nel Basso Egitto, c'era un tempio costruito in onore di Bastet. In questo edificio di pietra i gatti vagavano liberamente e i fedeli li osservavano e studiavano il loro comportamento per trarne consigli e presagi della dea. I gatti avevano il compito di condurre gli uomini al momento della morte nell'aldilà.
Il culto di Bastet era molto diffuso in diverse regioni egiziane e nel corso dei secoli sempre più popolare e potente.
L'uccisione di un gatto era punita più severamente di quella di qualsiasi altro animale anche se si trattava di un incidente. Anche quando il gatto moriva di morte naturale, le persone della casa si disperavano e rispettavano il lutto come se fosse morto un membro della famiglia. Alla loro morte venivano imbalsamati e sepolti con ogni onore. Nei dintorni di Tebe e Menfi sono stati trovati cimiteri contenenti duecentomila mummie circa di gatti. Nel Libro dei Morti egizio si affermava che il gatto possedesse nove anime e godesse di nove vite successive.

Fonte http://www.felis-files.it/BOOKS/leggende.htm

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